Nell’annuale rapporto Education at glance l’accento sul nostro ritardo nell’istruzione. Ma il 90% della fascia 6-14 ha completato la scolarizzazione
Gli ultimi dati dell’Ocse, l’Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico, hanno evidenziato come, in tema di istruzione, l’Italia si trovi in difficoltà nel tenere il ritmo dei sistemi scolastici e universitari dei paesi più industrializzati del globo e di quelli in via di sviluppo.
Una tra le debolezze del nostro Paese ha da sempre riguardato il livello di istruzione della popolazione; considerando la fascia d’età 25/64 solo il 18,7% di questi ha una laurea, contro il 33% dei paesi Ocse.
Nel 2017, ad esempio, l’Italia ha avuto solo 27 giovani laureati su cento, di età compresa tra i 25 e i 34 anni, contro una media Ocse del 44%. Tra i due generi sono i maschi i responsabili di questa crisi: solo nello scorso 2017 i laureati uomini hanno raggiunto una percentuale del 20% contro quella del 33% rappresentata dalle giovani laureate, dati che non hanno mostrato progressi nel corso degli ultimi dieci anni.
Sebbene non sia possibile, nell’arco di un solo anno, recuperare il divario accumulato, lo è almeno avviare percorsi che siano in grado di invertire i trend negativi.
Studiare conviene, dà più opportunità di lavoro e consente guadagni maggiori, lo conferma l’Ocse, ma in Italia la quota di laureati che lavora è tra le più basse al mondo: appena l’81%.
Nonostante i vari lati negativi, quello italiano appare comunque come uno dei sistemi di istruzione più equi: 71 ragazzi su cento con genitori non laureati, proseguono gli studi all’università dopo il diploma, contro una media Ocse del 47%. Di positivo c’è da dire anche che, per i bambini di età compresa tra i 5 e i 14 anni, l’Italia ha raggiunto un tasso di scolarizzazione completa.