Nella sua storia, mai prima d’ora, l’uomo si era trovato di fronte alla progressiva scarsità delle risorse disponibili, all’aumento demografico, combinati con il cambiamento climatico, ma anche alla possibilità di sfruttare un’infrastruttura tecnologica per affrontare queste e altre sfide legate alla filiera agro-alimentare.
La conferenza internazionale Seeds & Chips, conclusa da poco alla Fiera di Rho a Milano, è stata l’occasione per portare a raccolta startup e aziende che stanno rispondendo a queste sfide: grazie ad innovazioni realizzate con l’internet delle cose, big data, intelligenza artificiale, droni e soprattutto robotica, sono stati presentati per la prima volta a una platea eterogenea – non solo agricoltori – tutti gli strumenti per l’agricoltura di precisione. Una nuova e promettente branca per chi vuole fare affari con la terra.
Nel 2014, il mercato dell’agricoltura di precisione – inclusi i sistemi di software e hardware – ha toccato i 2,3 miliardi di euro. Ma da qui al 2020, secondo la società di consulenza strategica Roland Berger, che assieme a Deloitte, McKinsey&Company e Boston Consulting Group sta monitorando il settore, il tasso di crescita del 12 per cento annuo condurrà l’agricoltura di precisione a incrementare rese dei terreni e appezzamenti ad almeno 4,5 miliardi. Nel quinquennio 2015-2020, si stima, inoltre, un ulteriore sviluppo dei sistemi automatici di coltivazione, con droni e monitoraggio dei campi, ma anche con la sensoristica sul suolo. L’impatto della robotica, da qui al 2030, ricadrà principalmente sulla previsione e sulla pianificazione delle colture con intere schiere di umanoidi agricoli. E non sarà solo una questione di precisione, bensì di risparmio: i robot e l’intelligenza artificiale sanno fornire soluzioni semplici, sostenibili e predittive a problematiche complesse, ormai sempre più complicate dai cambiamenti climatici. Come la carenza idrica e del suolo, la riduzione delle colture disponibili.
Negli Stati Uniti, dove l’impiego della robotica e dei big data nell’agricoltura è arrivato da tempo, sono previsti tassi di crescita del 5 per cento; mentre in Europa si registrerà un aumento del 15 per cento, in Asia del 21 e in Sud America del 20 per cento. Per quanto riguarda il vecchio continente, la previsione di crescita è una notizia che controbilancia la riduzione del 3,7 per cento delle fattorie, nell’arco temporale 2005-2013: nel triennio 2010-2013, il Parlamento Europeo riporta un ulteriore calo, da 12 a 10,8 milioni; con un’area media di proprietà che invece sembra in espansione, da 14,4 ettari a 16,1. Dato, quest’ultimo, che dimostra come la tecnologia, se ben utilizzata, è di supporto agli agricoltori nella gestione di aree più vaste di terreno.
Spostando lo sguardo sull’Italia, qui il progresso tecnologico nel settore agricolo da circa vent’anni ha cominciato a dare i suoi frutti: dalla ricerca condotta da Nomisma e promossa da Image Line nel 2015 emerge che il 61 per cento degli imprenditori agricoli nostrani utilizza quotidianamente Internet per le proprie attività in campo. Il 95,6 per cento utilizza pagine web e banche dati online a supporto della gestione dell’azienda agricola; tra questi, il 35,2 per cento lo fa per avere informazioni meteo, l’11,2 per cento si tiene invece aggiornato sui prezzi dei prodotti agricoli.
Significativo, poi, l’interesse per l’impiego dei droni: a fronte di un 2,1 per cento che già li utilizza, il 43 per cento degli agricoltori si dice pronto a farne uso per gestire e monitorare le proprie coltivazioni. Ma c’è di più: anche la realtà aumentata potrebbe entrare in gioco per tenere sotto controllo lo stato di salute dei campi, riscuotendo l’attenzione del 28 per cento degli addetti ai lavori del comparto.
Fonte: https://www.cliclavoro.gov.it/approfondimenti/Pagine/L-Agromotica.aspx